Da non mancare


Macerata, Capitale di Marca

Macerata è una vera e propria sorpresa agli occhi del viaggiatore: capoluogo della Marca Anconitana e sede della Corte Generale de lo Rectore de Sancta Chiesa sin dal ‘400, la città ha un aspetto elegante e signorile.
Tradizionalmente sorta in seguito all’abbandono della città romana di Helvia Ricina (ridotta in “macerie”, da cui “Macerata”), la città è il risultato della fusione dei due nuclei medievali originari e della trasformazione urbanistica avvenuta nel ‘500, il secolo d’oro, con la costruzione di numerose abitazioni nobili, la realizzazione delle piazze, l’apertura di nuove vie, il completamento della cinta muraria e l’ istituzione dell'università.
Partendo da Piazza della Libertà, il salotto cittadino, potremo visitare la Cattedrale, dedicata a S. Giuliano, e la Basilica di Santa Maria della Misericordia, che i Maceratesi chiamano affettuosamente “la ciucarella” (la piccoletta), essendo la più piccola basilica al mondo.
Percorrendo vicoli e piazzette giungeremo allo Sferisterio, arena realizzata dall'architetto Ireneo Aleandri per il gioco della palla (sphaera) col bracciale e diventata oggi tempio della lirica con lo Sferisterio Opera Festival.
A Macerata potremo anche visitare due eccellenze museali: il Museo di Palazzo Ricci, sede di una straordinaria collezione di pittura e scultura italiana del ‘900, e Palazzo Buonaccorsi, recentemente restaurato e dotato di installazioni multimediali, sede del Museo della Carrozza e presto della Pinacoteca Civica.
E nel caso in cui la vostra sete di conoscenza non si fosse ancora placata, nessun problema: il Teatro Lauro Rossi, l'Area archeologica di Helvia Ricina e tanto altro vi aspettano! 
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Uno scrigno di tesori situato tra mare e monti

Con i suoi 40 ettari di estensione, il Parco Archeologico di Urbs Salvia, situato tra la costa e il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, è il più importante e spettacolare delle Marche. 
Percorrendo un tracciato in discesa di circa un chilometro, visiteremo monumenti che vi riporteranno ai fasti dell’età imperiale: le Cisterne dell’acquedotto, che rifornivano d’acqua la città sottostante; il Teatro, uno dei più grandi d’Italia e l’unico che conservi ancora intatte tracce consistenti di intonaco dipinto, e l’Edificio a nicchioni, raccordo architettonico tra i vari livelli della città; l’Area Sacra, costituita dal Tempio della Salus Augusta e da un Criptoportico, sorprendente corridoio sotterraneo decorato da affreschi; l’Anfiteatro, dove si svolgevano i giochi gladiatori.
Completeremo la visita al Museo Archeologico Statale, che ospita alcuni dei reperti più significativi rinvenuti nelle varie campagne di scavo, tra cui un pregevole cratere neoattico in marmo risalente alla fine del I secolo a.C..
Assolutamente da non mancare ad Urbisaglia anche la maestosa Rocca Medievale, eretta nel XVI secolo dai Tolentinati che dominavano la città, inglobando come mastio una torre feudale del XII secolo. Ammirata la scarpatura esterna,  percorreremo gli antichi camminamenti di ronda, osserveremo i vari apparati difensivi e saliremo fino in cima al mastio, dove lo sguardo si perde dai Sibillini al mare.
E nel cuore della Riserva Naturale Abbadia di Fiastra, l’Abbazia cistercense di Chiaravalle di Fiastra vi farà dimenticare per un attimo lo scorrere frenetico del tempo, avvolgendovi in un’atmosfera di silenzio e di quiete. Fondata nel XII secolo da monaci provenienti dall’ abbazia madre di Chiaravalle di Milano, l’Abbazia è uno dei monumenti più significativi dell’architettura cistercense in Italia. Visiteremo i locali più importanti del monastero nonché gli ambienti di lavoro un tempo utilizzati dai monaci.
Tutto intorno al complesso abbaziale, una serie di comodi sentieri vi permetterà di immergervi in una natura incantata, tra il fruscio delle foglie, la corrente del fiume e il cinguettio degli uccelli… e non dovrete meravigliarvi nell’incontrare bambi!


Camerino, la Città dei Duchi

Un' apparizione, il cui "profilo lontano esprime un destino di signoria". Così Camerino è definita da Ugo Betti, drammaturgo che proprio qui ha avuto i suoi natali. E in effetti, Camerino dona ancora questa sensazione al visitatore in arrivo: la sua posizione sul cucuzzolo isolato è del tutto inaspettata e meravigliosa.
Città di antichissime origini, Camerino (dall’umbro Kamars = roccia, rocca) ha visto susseguirsi Romani, Longobardi e Carolingi, fino ad essere incorporata nei possedimenti papali. 
La signoria Da Varano, che qui si impose già dal ‘200 per prolungarsi fino al '500, diede alla città il periodo di massimo splendore politico e culturale, che culminò con l'istituzione dell'Università, una delle più antiche d'Europa.
Partendo da Piazza Cavour, dove fa bella mostra di sé la statua di Papa Sisto V, visiteremo
la Cattedrale, che custodisce l'arca di Sant'Ansovino (vescovo camerte nel IX secolo), e l'ottocentesco Teatro Filippo Marchetti.
Dopo un fugace sguardo a quella che fu la casa camerte di Carlo Crivelli, potremo visitare i Musei Civici (Pinacoteca, Museo Archeologico e Museo Universitario di Scienze Naturali) e la Basilica di San Venanzio, patrono di Camerino, in onore del quale ogni anno si tiene la Corsa alla Spada, in ricordo dei festeggiamenti che si tributavano al Santo durante il Rinascimento.
E se venite a Camerino, non dimenticate di mangiare il torrone: qui lo fanno da record!
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Tolentino, "Città del sorriso" 
 
Un territorio abitato da Piceni e Romani, ma le cui radici affondano nella preistoria. Questa è Tolentino, il cui nome, secondo la tradizione, potrebbe derivare dal greco thòlos o dalla radice preromana tul, col significato di "definitivo confine". 
Da sempre divisa tra il santo patrono "ufficiale", San Catervo, e quello più conosciuto, San Nicola da Tolentino, tanto da essere coniato il detto "tutto pe Nicò e gnente pe Caté", la città vive ancora oggi questa sorta di «dualismo».
Visiteremo quindi la Cattedrale, dove si trova il sarcofago di San Catervo (IV secolo), e la Basilica di San Nicola, dove ammireremo lo splendido Cappellone realizzato nel ‘300 da giotteschi riminesi per accogliere la salma del Santo.
Risalendo la stretta Via S. Nicola, ci troveremo in Piazza della Libertà, corrispondente con ogni probabilità al forum della Tolentino romana. Qui svetta la Torre degli Orologi, che tra i suoi quadranti mostra quello delle fasi lunari, facendo dei Tolentinati "le mezze facce de Tulintì".

In Piazza della Libertà si trova anche, unico in Italia e tra i pochi al mondo, il Museo Internazionale della Caricatura, che conserva attualmente più di 3000 opere originali dei più celebri maestri della caricatura e del umorismo di ogni tempo e paese. 
Dal 1961 ogni due anni si tiene la Biennale dell'Umorismo nell'Arte, una delle poche istituzioni culturali italiane di carattere internazionale che si rivolge alla promozione e alla divulgazione della Caricatura e dell’Arte umoristica di ogni tempo e paese. Ecco perché Tolentino è la Città del sorriso!
Vi interessa di più il Medioevo? Nessun problema: a Tolentino c'è anche il Castello della Rancia, realizzato nel XIV secolo, fortificando la preesistente grancia appartenente all'Abbazia di Fiastra. Vi stupirà la sua posizione, decisamente anomala: è situato... in pianura!
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San Severino Marche, Città-gioiello

Il territorio di San Severino Marche è stato abitato sin dalla preistoria; i Piceni vi hanno lasciato tracce evidenti, e così i Romani, che qui fondarono il municipio di Septempeda. Abbandonata la città romana in seguito alle invasioni barbariche, un nuovo centro abitato, intitolato al locale vescovo Severino (VI secolo), nacque a poca distanza sulla cima del colle denominato Montenero. A seguito dello sviluppo economico del '300, si formò ai piedi del colle un borgo, che in poco tempo si sarebbe sviluppato a tal punto da diventare la vera città. 
Tutto ciò è ancora ben visibile nell'impianto urbanistico di San Severino. 
In alto, il Montenero, con la sua struttura ancora tipicamente medievale, dove potremo ammirare i simboli del potere civile e religioso, la Torre del Comune (detta poi degli Smeducci) e il Duomo Antico, con annesso Episcopio, sede dell'interessante Museo Civico Archeologico.
In basso, la monumentale Piazza del Popolo, un tempo piazza del mercato, considerata una delle più belle delle Marche per via della sua particolare forma a fuso, dovuta allo spontaneo allargarsi del tracciato viario che dal Castello scendeva verso il fiume Potenza. 
Intorno ad essa, vedremo i numerosi palazzi aristocratici, costruiti a partire dal '500, nonché il Palazzo Comunale, sede della Galleria d’Arte Moderna, e il Teatro Feronia, capolavoro dell'architetto locale Ireneo Aleandri
Poco distanti, la Pinacoteca Civica, che conserva opere di Vittore Crivelli, Pinturicchio, Paolo Veneziano, Allegretto Nuzi e dei fratelli severinati Jacopo e Lorenzo Salimbeni, straordinari interpreti del gotico fiorito, e la Basilica di San Lorenzo in Doliolo, una delle chiese più antiche della città, costruita probabilmente sui resti del tempio di Feronia, dea romana (ma di origine italica) della fertilità. Un po' bizzarra, questa basilica: la presenza delle pendici del colle, sulla destra, obbligò la torre campanaria a sovrapporsi alla facciata, col risultato che la facciata non c'è... e si entra dalla torre!


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Matelica, Città di Gusto!

La storia antica di Matelica somiglia a quella di altre città: il suo territorio, già abitato in epoca preistorica, fu interessato dalla civiltà picena (recenti scavi archeologici hanno portato alla luce diverse necropoli), per essere poi occupato dai Romani, che qui fondarono Matilica; il nome della città deriverebbe dal nome latino Matilius.
Sin dal Medioevo centro di produzione laniera, la città ebbe un notevole sviluppo economico, ancora oggi visibile nei palazzi nobiliari. Simbolo di questa attività è la cinquecentesca Loggia Ottoni, in Piazza Enrico Mattei; qui si può ammirare anche il Palazzo del Governatore con la sua Torre civica, insieme al Palazzo Comunale e a Palazzo Ottoni, un tempo dimora dei signori della città.  
Dalla piazza ci sposteremo verso la Chiesa di San Francesco, che conserva varie opere d'arte, tra cui alcune di scuola caldarolese (Durante Nobili e i fratelli Simone e Giovan Francesco De Magistris). 
Accanto alla chiesa, passando dal chiostro, si accede alla Cappella della Passione, interamente affrescata da Simone De Magistris (forse aiutato dal fratello). 
Tripudio di colori e misticismo.
Ma perché Matelica è "Città di Gusto"? Perché è la patria del Verdicchio, vino delicato, dal gusto asciutto e morbido, ottenuto dalla spremitura delle uve omonime. All'Enoteca Comunale si possono effettuare degustazioni e acquisti di Verdicchio e di tutte le altre produzioni tipiche del territorio. 

Ma c'è di più: Matelica è anche sede del Centro Italiano di Analisi Sensoriale, uno dei pochi in Italia, che studia le sensazioni percepite dai sensi e forma veri e propri professionisti del gusto.
Non avete già l'acquolina in bocca?
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San Ginesio, fior di Gotico

Il giallo oro della pietra arenaria e l'azzurro dei Monti Sibillini: questa è la cornice che accoglie il viaggiatore in arrivo a San Ginesio, alle porte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Un insediamento nato quasi per caso: leggenda vuole che nel X secolo, durante una partita di caccia, alcuni Signori dei castelli della zona, stanchi di attacchi nemici e orrendi eccidi, decisero di costruire una fortificazione in cima al colle Esculano, per dominare la vista sulle colline circostanti, unendo le forze per una difesa comune. Il castrum Esculanum, dotato di possenti mura, ancora oggi perfettamente integre, cambiò presto nome in San Ginesio, quasi sicuramente dal nome del mimo martire romano, dipinto in un'edicola della facciata della Collegiata.
E proprio la Collegiata è l'edificio che più colpisce chi giunge nella piazza principale: la sua facciata è un vero e proprio ricamo in cotto, unico esempio marchigiano di Gotico fiorito; al suo interno, numerose opere d'arte e una cripta affrescata con storie di S. Biagio, dove studi recenti sembrano aver localizzato addirittura la tomba di Pipino il Breve, padre di Carlo Magno! 
Una statua dedicata ad Alberico Gentili, giurista ginesino, padre del diritto internazionale, si trova al centro della piazza omonima, dove si affaccia anche l'ottocentesco Teatro Giacomo Leopardi, vera e propria "bomboniera"; da qui, percorrendo via Capocastello, arriveremo al Colle Ascarano, dove scoprirete perché San Ginesio è chiamato "Balcone dei Sibillini"
Sulla via del ritorno, prima di uscire dal centro storico attraverso la possente Porta Picena, troveremo anche l'Ospedale dei Pellegrini, uno dei più begli esempi di antica domus hospitalis, luogo di sosta e accoglienza dei pellegrini che si recavano a Loreto e Roma.
E dopo aver saziato occhi e mente, perché non pensare anche alla pancia? Salumi, formaggi e vini di qualità vi aspettano per rendere davvero indimenticabile la vostra sosta a San Ginesio!
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